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Folkloristici

C’era una volta…

Il folklore pugliese, soprattutto nei piccoli centri, mantiene ancora intatto l’atmosfera di una volta. Un’atmosfera resa suggestiva dalle processioni, dalle usanze legate alla quaresima e al carnevale, ma in particolar modo dalla ritualità delle stagioni che segnavano la vita nei campi fra costumi, canti, e i tipici balli della pizzica sull’aia.

CARNEVALE DI PUTIGNANO

La città di Putignano è rinomata in tutta Italia per il suo carnevale, tale da contendere lo scettro a quello di Viareggio e Noto. Un carnevale che ha antiche origine, più di mille anni, e si inizia a festeggiare subito dopo Natale, dal giorno di Santo Stefano. Durante la settimana carnevalesca nella città sfilano carri allegorici in carta pesta che divertono i più piccoli e fanno sorridere i più grandi, perché c’è sempre un messaggio satirico legato all’attualità, alla mondanità e sopratutto alla politica. Nella settimana più pazza dell’anno tutta la città è in festa, sommersa da coriandoli, da burle, da canzonette e da maschere.

Le sfilate dei carri si svolgono sia in mattinata che nel pomeriggio, perciò l’itinerario folkloristico di Putignano si può abbinare a qualsiasi città della Valle d’Itria.

CARNEVALE DI MASSAFRA

La città di Massafra, famosa per le gravine e l’habitat rupestre ormai da diversi anni nel periodo carnevalesco allestisce carri allegorici che sfilano per le via della città. Un evento che attira curiosi e turistici da ogni parte d’Italia, facendo divertire tutti fra spruzzate di coriandoli e rissate sonore. Un fiume di musica, di maschere e di buon umore che non potrà non travolgere anche i più seriosi.

Le sfilate dei carri si svolgono sia in mattinata che nel pomeriggio, perciò l’itinerario folkloristico di Massafra si può abbinare a qualsiasi città della Valle d’Itria.

CARNEVALE DEL FEGATINO DI CRISPIANO

Sicuramente tra i carnevali più bizzarri d’Italia è quello del fegatino di Crispiano, una geniale manifestazione che abbina il momento bizzarro ed euforico del carnevale, riproposto durante il periodo estivo, con la specialità gastronomica del fegatino. Così anche se è estate e non è tempo di carnevale, l’allegria e le delizie del palato rallegreranno il buon umore sotto il sole. Il Carnevale del fegatino di Crispiano si svolge a metà luglio nel tardo pomeriggio, perciò si può abbinare l’itinerario a qualsiasi città della Valle d’Itria.

I RITI DELLA SETTIMANA SANTA A TARANTO

I riti della Settimana Santa di Taranto sono un evento che si svolge nella città a partire dalla Domenica delle Palme e risalgono all’epoca della dominazione spagnola nell’Italia meridionale: le manifestazioni conservano molte affinità con quelle di alcune città della Spagna. Furono introdotti a Taranto dal patrizio tarantino Don Diego Calò, il quale nel 1703, fece costruire a Napoli le statue del Gesù Morto e dell’Addolorata. Nel 1765 il patrizio tarantino Francesco Antonio Calò, erede e custode della tradizione della processione dei Misteri del Venerdì Santo, donò alla confraternita del Carmine le due statue che componevano la suddetta processione, attribuendole l’onore e l’onere di organizzare e perpetrare quella tradizione cominciata circa un secolo prima. Nella Domenica delle Palme, le due principali confraternite di Taranto, quella dell’Addolorata (appartenete alla chiesa di San Domenico Maggiore sita nel Borgo Antico) e quella del Carmine (appartenente alla chiesa del Carmine sita nel Borgo Nuovo), effettuano le gare per l’aggiudicazione delle statue e delle poste delle due processioni, quella dell’Addolorata e quella dei Misteri. Le due confraternite convocano delle assemblee straordinarie alle quali possono partecipare solo i confratelli in regola con l’amministrazione e che non siano incorsi in sanzioni disciplinari. All’inizio dell’assemblea, il segretario o uno degli assistenti del priore bandisce l’asta che prosegue fino a quando l’offerta più alta non è superata da altre offerte. A questo punto il simbolo (o statua) viene aggiudicata al confratello che ha fatto l’offerta più alta. Il ricavato dell’asta viene devoluto nel corso dell’anno, in favore di iniziative benefiche.

LA NOTTE DELLA TARANTA

La Notte della Taranta rappresenta lì appuntamento clou dell’estate puglise. Il più grande Festival musicale dedicato al recupero ed alla valorizzazione della pizzica salentina attraverso l’incontro con altre tradizioni ed i diversi generi musicali. Prima di giungere al concertone finale in programma a Melpignano la notte del 22 agosto, numerosi sono i concerti in cui si alternernano gruppi ed artisti chiamati a dare vita alla rassegna che ogni anno ospita alcuni dei nomi più rappresentativi della scena della pizzica salentina. Oltre ai tradizionali comuni che fanno parte dell’enclave in lingua grika della Grecìa Salentina, promotore del Festival fin dalla sua prima edizione nel 1998, ovvero Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano Salentino, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martignano, Martano, Soleto, Sternatia, Zollino (e Melpignano che ospita la notte finale) e i comuni di Alessano, Cursi e Galatina che già da anni sono entrati nel circuito del Festival, si aggiungono ancora Andrano, dell’area del Capo di Leuca, e Otranto. Il  “tarantismo” è un fenomeno culturale che, nonostante il progressivo esaurimento nelle sue forme rituali (quelle osservate e magistralmente indagate da Ernesto De Martino in Salento, nel 1959), continua a proporre una sua vitalità: una straordinaria proliferazione saggistica non cessa di indagare l’universo del morso velenoso e della terapia. Colpisce soprattutto la varietà degli approcci e dei temi, caratteristica della letteratura sul tarantismo: gli aspetti musicali e coreutici, i contributi psicologici e psichiatrici, la lettura antropologica, lo studio delle fonti antiche.

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